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Le Ripetizioni Karmiche nelle Relazioni

Quando affermiamo: «Il Caso non Esiste», stiamo enunciando a buon ragione la verità su una Legge Universale.

Questa Legge si chiama “Retribuzione” o più comunemente la “Legge del Karma”.

E’ una conoscenza che ha grande peso in tutte le Religioni più importanti. «Raccoglierai quel che avrai seminato». Ognuno è responsabile e causa stessa di tutto ciò che gli accade.


Ma la gente dice a gran voce: «Perché proprio a me? Perché proprio adesso? Che cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”.


La vita spesso ci sorprende, ci toglie, ci da qualcosa senza che lo abbiamo chiesto esplicitamente. Talvolta ci ferisce. Abbiamo sempre due possibilità quando soffriamo: restare aggrappati alla nostro dolore e crogiolarci nell’autocommiserazione o accelerare il processo di guarigione e ascendere rapidamente a un nuovo livello di appagamento e comprensione.


Non sempre ottenete quello che volevate veramente, non è così? Spesso vi ritrovate a vivere situazioni che non corrispondono alle vostre aspettative. Sembra che tenere sotto controllo gli eventi della vita non sia una cosa facile…


Molti si considerano vittime quando gli altri fanno loro un torto o quando all’improvviso perdono il controllo della situazione. Ma ogni torto che vi viene fatto e ogni situazione confusa che vi si para davanti derivano da un’azione negativa che avete commesso in qualche area della vostra esistenza.


Ogni ferita, in realtà, è l’effetto di un processo che avete innescato in un punto dello spazio-tempo. Secondo l’insegnamento della Cabalà noi ripetiamo gli errori, più e più volte, non solo nella stessa vita, ma anche nelle vite precedenti e successive. L’occasione per ripetere gli errori si ripresenta inevitabilmente, ogni volta in una forma leggermente diversa, in una circostanza mutata, con altre persone e con condizioni differenti. Ma il problema alla radice è lo stesso.

Dobbiamo affrontare questo errore mille volte fino a quando non avremo veramente fatto tesoro della lezione e avremo eliminato il tratto negativo che ci ha condotto a sbagliare la prima volta.


Dobbiamo solo stare attenti che ogni volta che ripetiamo lo stesso errore, il nostro dolore il prezzo che paghiamo aumentano…


Nel nostro gergo si dice: “Creare Karma”. Esatto, è del tutto normale farlo. Karma significa azione, vuol dire movimento. Se siamo vivi e facciamo esperienza della vita, è normale che creiamo karma. Ogni azione che intraprendete crea karma e ogni reazione emotiva, psichica o fisica a qualunque cosa che vi accade, crea karma. Nel senso che si memorizza.


Agire in modo benevolo, illuminato e amorevole crea necessariamente un buon karma. Cosa ne ricaveremo in cambio? Un bene centuplicato, una luce raddoppiata, un amore molto più grande.

E lo stesso discorso vale per karma negativo. Continua a seguirci, continua a cercare di insegnarci qualcosa.

Certi si sentono perseguitati. Sbagliano a pensarla in questo modo. In realtà è una benedizione!


Vi ho appena detto che ogni azione, parola, gesto, situazione, discorso, pensiero, progetto, ecc. genera karma. Queste attività danno vita a un movimento che avrà la sua espansione nello spazio-tempo fino a quando, in maniera ciclica, ritornerà proprio da voi che lo avete innescato. Il Karma è ciclico. Nel senso che compie un giro circolare e poi ritorna al punto di partenza.


Perché è importante che comprendiate questo punto? Perché il ciclo karmico non si può mai completare fintanto che non viene compreso e poi integrato nell’essenza di colui che ha iniziato il movimento.


Senza la comprensione e l’integrazione della reazione emotiva e mentale che avete rispetto una certa esperienza, il moto continuerà! Senza sosta!


La decisione di concludere il proprio rapporto con qualsiasi esperienza diventa in realtà l’inizio di un altro movimento ciclico che finisce con il produrre esperienze simili. Lo schema, o copione, è ancora in funzione, a meno che non arrivate a una più profonda comprensione di voi stessi. Una volta che si è sviluppata la comprensione dello schema e tale comprensione viene integrata nella vostra coscienza, allora il ciclo si chiude e il Sé evolve verso un nuovo livello di esperienze.


Provo a spiegarvelo ancora più semplicemente. Immaginate due adolescenti. Si sono appena riconosciuti e subito hanno una relazione profonda, piena di emotività, attaccamento e coinvolgimento. Sono innamoratissimi, vivono come se si conoscessero da sempre. Chiaramente si conoscono già dalle vite precedenti, perché nelle relazioni affettive importanti avviene proprio così. Poi improvvisamente una rottura relazionale. Lui tradisce lei con un’altra e lei rimane sconcertata. Anni di dolore. Giudica l’esperienza vissuta come una grande sofferenza. Dentro si sente vittima. Etichetta l’esperienza come “cattiva”. Cerca di rimuoverla e andare avanti. Perde sia il suo ex che la sua amica che ha tradito la sua fiducia.


Cresce e matura, vuole andare avanti e avere relazioni appaganti. Eppure si ripete un ciclo nella sua vita, ogni volta lei se ne accorge, ci sta male, ma oramai lo considera una normalità. Gli uomini non si impegnano fino in fondo, si creano spesso dei “triangoli affettivi”, c’è sempre di mezzo qualcun altro. Così lei inizia a pensare che la vita e le relazioni funzionino proprio tutte così. Perde fiducia anche nel vero amore.


Un uomo si sposa, dopo qualche anno divorzia, ne soffre lui, la sua ex mogli e i piccoli figli nati durante il matrimonio. Per tantissimi anni della sua vita continua a giudicare l’esperienza vissuta senza mai integrarla e comprenderla spiritualmente. Il suo destino lo porterà a ripetere cicli su cicli di fallimenti relazionali oppure di situazioni davvero poco stabili e durature.


Prendete queste storie come esempio, cambiatene dettagli e situazioni, e comprenderete di cosa sto parlando. Non si può uscire da un’esperienza dolorosa finché non abbiamo smesso di giudicarla ed etichettarla come negativa.

Non basta dire: «E’ accaduto nel mio passato. Ero inconsapevole. Adesso invece sono sveglio, ho sotto controllo la situazione!».


La Legge del Karma non conosce tempo. Essa funziona solo e soltanto attraverso “il significato”. Non le importa del tempo, non le importa dei personaggi necessari per ricreare una certa esperienza analoga, le interessa solo del significato dell’esperienza.


Gli schemi che si ripetono si chiudono solo e soltanto quando ne abbiamo capito il significato; li abbiamo accolti dentro di noi; abbiamo smesso di giudicarli; li abbiamo benedetti e infine ci siamo resi conto di averli creati noi, perché in un punto del tempo delle nostre esistenze abbiamo proprio fatto quella cosa, quell’azione, agito quella circostanza, che ora si presenta come la nostra prova di vita.


Ricapitolando i vari passaggi:


  1. Capire il significato di un’esperienza. Cosa mi insegna? Perché l’ho attratta?

  2. Accolgo dentro il mio cuore questa esperienza. Smetto di cacciarla. Gli do un posto dentro di me. Ci vuole tempo e costanza.

  3. Smetto di giudicare l’esperienza. Non è giusta e non è sbagliata. Agisco sulla mente e ogni volta che ne parlo male o la penso in modo negativo mi correggo.

  4. Benedico questa esperienza, perché mi porterà un cambiamento e un’evoluzione positiva. Lo faccio sia al mio interno che con atti rituali e simbolici.

  5. Comprendo che in una vita passata io ho generato questo dolore o questa situazione difficile a qualcun altro. Faccio esame di coscienza. Mi perdono e mi assolvo.


In questo modo, il ciclo del karma che ha portato quell’esperienza è concluso. Il completamento implica la "comprensione” ed ha come risultato non solo la “cessazione” ma l’integrazione, che è qualcosa di ancora più importante.


Non solo il ciclo si chiude e quindi cessa la sofferenza, ma avendo integrato gli eventi, diventate finalmente maturi, evoluti, consapevoli e aperti a nuove esperienze molto più alte e felici. A questo punto ha luogo l’evoluzione, la manifestazione del cambiamento.


Quando vogliamo cessare un’esperienza o una relazione, o qualsiasi cosa, con la forza (sarebbe meglio dire con lo sforzo) stiamo negando il processo d’integrazione evolutivo. E dunque questo blocca la forza creativa di cambiamento.


Ricordate dunque che quando vi rifiutate di vivere un’esperienza per paura che vi faccia nuovamente male, state reagendo emotivamente all’esperienza e dentro di voi la state giudicando buona o cattiva, grande o tremenda. L’atto del giudizio comporta una SEPARAZIONE dall’esperienza.


La classica frase: «Il nostro rapporto è chiaramente negativo, per cui perché non considerarlo finito? Possiamo separarci».

Eppure, se mi state seguendo correttamente nella spiegazione, quando si esprime un giudizio e si dà per scontata una fine, questo non significa affatto che il ciclo karmico si sia compiuto! Capite bene?

In realtà si blocca, si fissa in un punto. Prende energia e poi servirà come motore per creare altre esperienze e conseguenze dello stesso tipo e in una circostanza nuova e diversa.


Per cui la decisione di annullare non annulla in realtà niente; la decisione di troncare o chiudere non tronca e non conclude affatto l’esperienza. Perché il moto karmico, per sua natura creativo, creerà un’altra esperienza che da un punto di vista evolutivo è in realtà la stessa di quella precedente.

E continuerà a creare la stessa esperienza, creando una schema, un copione.


E andrà avanti finché l’intero ciclo di quel moto iniziale non avrà finalmente portato alla comprensione di sé e del proprio karma passato.


Per questo motivo vi posso dire che lo scopo di tutte le esperienze che facciamo è proprio “liberarci di quelle esperienze”. E questo accade solo quando il processo d’integrazione è finito, cioè quando abbiamo finalmente capito il significato di queste esperienze e perché lo abbiamo attratto e in che modo ci ha fatto crescere.

Non dimenticate che se qualcuno vi fa del male, in qualsiasi modo, voi avete fatto del male a qualcuno, in un altro momento di questa vita o di altre vite. Sempre.


Non pensate che i bambini siano liberi dalla Legge del Karma. E’ qualcosa di molto più grande di ognuno di noi. Anche se la nostra ragione non riesce a trovare nessuna spiegazione del male che un fanciullo, nella sua purezza, può vivere e sperimentare, c’è un grande senso profondo e mistico dietro gli avvenimenti. E nel caso dei bambini non riguardano mai solo loro, ma anche e sopratutto i loro genitori e parenti.


Solo il Cristo e gli altri Avatar, nel corso delle Ere, sono venuti per prendere e smaltire il Karma collettivo dell’umanità e non per soffrire sulla croce pagando il loro stesso karma negativo del passato. Gesù non è stato insultato, offeso, picchiato e crocefisso perché doveva raccogliere ciò che seminò nelle sue vite passate, ma perché accettò - in quanto Anima di grandissima evoluzione - di portare su di sé il karma negativo del suo popolo e di liberarlo.


Adesso comprendete meglio che le esperienze importanti della vostra vita, specie quelle relazionali - famiglia, affetti, lavoro - sono le conseguenze o risultati della Legge del Karma e hanno sempre un fine preciso. Sono i mezzi attraverso cui gli individui possono raggiungere la completezza realizzare la loro relazione con lo Spirito. Sono la strada attraverso cui ci si integra nell’Unità Divina.


Fatene oggetto di meditazione e di pratica. Condividete citando la fonte, questo è segno di rispetto e maturità.


Andrea Zurlini


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